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LA COMUNITÀ SERBA DI TRIESTE

L’eredità spirituale e materiale dei serbi di Trieste rappresenta un esempio concreto delle caratteristiche cosmopolite della città. Testimonianza delle numerose realizzazioni architettoniche sono sicuramente la chiesa di San Spiridione e gli edifici dei più ricchi mercanti, le famiglie Kurtović, Gopčević, Vojnović e Miletić. I serbi si stabilirono a Trieste all’inizio del XVIII secolo, quando mercanti e armatori originari delle Bocche di Cattaro, dell’Erzegovina e della Dalmazia vennero attratti dalle agevolazioni commerciali del porto triestino. Infatti con patenti del 1717 e 1719 l’imperatore austriaco Carlo VI proclamò la città di Trieste porto franco, concedendole così vari privilegi e condizioni commerciali più favorevoli che attirarono i serbi e i sudditi ottomani. Ma la scoperta che a Trieste non c’era un sacerdote ortodosso bastò a frenare il trasferimento di molti immigrati, perché i ricchi mercanti erano pronti a trasferirsi dalle terre veneziane e ottomane solo a condizione di avere chiesa e sacerdote.

Vi porse rimedio la Patente di Maria Teresa d’Austria con cui nel 1751 proclamò la libertà religiosa nella città. Il documento originale si trova tuttora presso la Comunità Religiosa Serbo-Ortodossa di Trieste. La Patente permetteva ai greci e agli illirici (così venivano chiamati dagli austriaci gli slavi ortodossi) di fondare una comunità religiosa e di erigere una chiesa a Trieste, nella zona più prestigiosa della città. Per motivi soprattutto religiosi i serbi si unirono alla già presente comunità greca. Nacque così la prima comunità “greco-illirica”: in una prima fase i serbi prendevano parte alle liturgie e alle messe della chiesa ortodossa di San Spiridione, nata appunto per volontà dei greci, e con la creazione graduale di rapporti anche commerciali tra le due comunità, si decise di creare una chiesa comune alternando liturgie in slavo antico e in greco.

Tuttavia la chiesa in comune con i greci soddisfaceva solo in parte i bisogni spirituali della comunità serba in costante crescita demografica. Oltre ad interpretare il privilegio in modo differente, venivano anche usate due lingue diverse, testimonianza dell’appartenenza a due culture sostanzialmente differenti. La funzione in greco non poteva essere seguita dalla comunità serba e viceversa. Queste incomprensioni portarono nel 1781 alla decisione pacifica di dividersi: i greci si spostarono sulle rive dove costruirono la chiesa greco-ortodossa di San Nicola, lasciando quindi la chiesa di San Spiridione ai serbi (che ne pagarono la relativa metà) che la ricostruirono nel XIX.

Nel 1782 venne istituita la scuola serba “Jovan (Giovanni) Miletić” che ancora oggi opera come una scuola complementare riconosciuta dalla Repubblica di Serbia. Oggi i serbi rappresentano la più grande comunità di origine straniera di Trieste, diventata ancora più numerosa con le grandi migrazioni causate dal conflitto nei Balcani degli anni Novanta. La Comunità Religiosa Serbo-Ortodossa è tuttora il simbolico luogo di attrazione e aggregazione dell’intera comunità serba triestina; dispone inoltre di un coro della chiesa, di una biblioteca, dell’archivio storico e di un proprio cimitero.

Comunità religiosa Serbo-Ortodossa http://www.comunitaserba.org/

Associazione Culturale Giovanile Serba https://www.acgstrieste.org/

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