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IL PORTO ANTICO

Quel varco tra il new jersey e il cielo è l’inizio di una riconciliazione tra porto e città, e di una rinnovata identità urbana.

La caduta delle reti ha coinciso con l’evoluzione delle banchine divenute incompatibili con le funzioni della logistica, per la necessità di spazi funzionali, aree di servizio e movimentazione; l’accesso tanto desiderato è stato un evento simbolico, una riappropriazione, una ricucitura con il luogo che custodisce segni e memorie – i monumenti millenari, gli scorci, i punti di vista – ma anche visioni e prospettive, con i cantieri, le filiere intelligenti, la manifattura celebrata in tutto il mondo. Ancona si ritroverà unita sulle banchine del porto antico per l’inaugurazione della fontana di Enzo Cucchi, gli eventi, gli spettacoli, la cultura contemporanea alla Mole, piena di orgoglio per un luogo ritrovato – bello, dinamico, accogliente, pieno di promesse di progetti e di futuro. Nella riscrittura del rapporto tra il porto del patrimonio monumentale – Arco di Traiano, Arco Clementino, aree del porto romano e Casa del Capitano, mura medievali e nicchioni – e il porto della trasformazione, la città e lo scalo elaborano un equilibrio in costante adeguamento tra la dimensione civica della fruizione e le esigenze di sviluppo delle economie marittime. Così il porto è divenuto un valore condiviso, un tratto identitario che nel ridisegno delle banchine ha offerto valorizzazione e fruizione, efficienza ordinata delle funzioni, organizzazione e mobilità nei nuovi spazi logistici e commerciali. Con la rifunzionalizzazione delle banchine si sono liberati spazi ed energie, si è aperto lo sguardo infinito dello skyline, e il contesto ha rinnovato la qualità urbana. A questo ha corrisposto l’attivazione di servizi di accoglienza passeggeri, il miglioramento delle aree di rispetto per i luoghi della pesca e le irrinunciabili necessità operative dei servizi tecnico nautici dei vari soggetti pubblici e privati che si occupano dell’operatività dello scalo. Trasformazione, diversificazione e integrazione sono stati processi pazienti e inclusivi di accompagnamento all’evoluzione dello scalo dorico chiamato a mantenere il tradizionale, e quotidiano, rapporto col mare, il sentimento del viaggio e il perenne susseguirsi dei transiti. Così il porto del lavoro è divenuto anche il porto dell’esperienza e della conoscenza, delle installazioni urbane e dell’arte, del cinema e della promenade tra i monumenti – il porto del valore, il porto del futuro.

 

Testo: Cristiana Colli

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